Lo spettacolo "Le notti bianche"
Dunque, ci siamo andati. Io, i proff. Perillo, Ripa, Moliterni e altri. Ma soprattutto tanti studenti di russo. Che piacere! L'allestimento era molto carino, c'erano le cose giuste: il ponte di Pietroburgo, la panchina del sognatore, il lampione. Peccato che a teatro ci vadano anche i maleducati, che pensano di poter urlare agli attori di alzare la voce come se fossimo al karaoke... Simona è stata bravissima, secondo me più convincente del suo collega, ma anche lui ha lavorato molto bene sul personaggio: il sognatore russo un po' passivo, vulnerabile, partecipe della felicità altrui perché egli stesso non riesce a realizzarne una che non sia quella delle sue reveries. Nasten'ka era luminosa, ironica, affascinante, forse un po' meno russa di quella del racconto di Dostoevskij, che invece mi pare più discreta e timida, dimessa, più fanciulla. Un'ottima interpretazione, tuttavia, anche se Simona stessa non credeva ai nostri complimenti. Era per qualche motivo contrariata per come era andato lo spettacolo. Ma si sa, gli attori sono molto perfezionisti. Dopo lo spettacolo sono andato con alcuni studenti a bere qualcosa al "Tadadatà", Bari Vecchia. E' il tipo di posto che piace a me, tavoli tutti diversi, luci soffuse, gente simpatica, cordialità. Il buon Michele Traversa, che conosce quasiasi posto in qualsiasi angolo di Bari, si è fatto portare una bottiglia di Negramaro. E abbiamo parlato, riso, ascoltato mentre fuori pioveva, in quell'atmosfera piacevolmente sospesa che si costruisce solo in certi posti, in certi momenti, con certe persone. Come nelle notti bianche...
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