All'aeroporto

Un padre esce dall’edificio dell’aeroporto, è appena atterrato di ritorno da un viaggio faticoso, forse è via da parecchi giorni, è basso, ha una valigia vecchia, ha occhiali sporchi, la pelle scura, dei capelli grigi, uno sciatto riporto sulla testa pelata. Supera la porta a vetri dell’aeroporto, fuori ci sono sua moglie e suo figlio. Lei piange, forse perché lo aspettava, forse perché il figlio la fa soffrire. E il figlio è dietro di lei, cammina zoppicando, è un quarantenne senza più curiosità, ha tanto rancore, ma non sa come sfogarlo, è scocciato, non vorrebbe essere lì, ma forse ha dovuto accompagnare la madre. Non gli piacciono le dimostrazioni di affetto. Non ha spazi. Il padre li vede e si trascina con la valigia verso di loro. La madre lo abbraccia e lo bacia. Piange. Il figlio li guarda da dietro, imbarazzato. “Dai un bacio a tuo padre, dai…” Lui prende la valigia del padre, si avvia: “la macchina è lì”. Il padre accende una sigaretta, la moglie piange ancora, quasi disperata, gli dice di spegnerla. Lui la spegne, abbraccia la moglie mentre cammina, sorride, ma forse vorrebbe piangere anche lui. Non può farlo, scompare lungo il marciapiede dell’aeroporto, con la moglie, dietro al figlio che ha fretta. Anche io ero lì, una sera, poi non li ho più visti.

9 gennaio 2008: "Lussuria" di Ang Lee

Al Kursaal danno “Lussuria”, il nuovo film di Ang Lee, vincitore dell’ultimo festival di Venezia. E’ tratto da un romanzo della scrittrice cinese Eileen Chang, è recitato da attori molto bravi, caratterizzato da una storia appassionante e scene molto belle, non escluse quelle erotiche. Eppure, questo era evidente anche a Cinzia, prevale la sensazione di vedere del cinema americano, senza quei tocchi di magia e gli equilibri complessi che ci regalano altri cineasti orientali: veramente orientali. Anche la trama è qualcosa di già visto: sullo sfondo della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione giapponese di Shangai (1937-1945), si muovono e tramano tra questa città e Hong-Kong personaggi politicamente avversi, tra cui il direttore dei servizi segreti filo-giapponesi, che è segretamente insidiato dai ribelli. Tra questi vi è una delle sue amanti, la preferita, che si infila nel suo letto e ben presto nella sua vita con lo scopo di sorprenderlo e consegnarlo ai nemici, ma quando riesce a incastrarlo, gli suggerisce anche la via per salvarsi e va incontro ad una logica fine. E però questa trama fa acqua: difficile ad esempio credere che un uomo di ghiaccio (magistralmente interpretato da Tony Leung Chiu Wai) che molti vorrebbero uccidere, abituato ad avere cose e persone sotto il suo controllo, che si insinua “strisciando” nel corpo e nella mente della sua amante lasciandovi incanto, non solo lussuria, è difficile credere che non sospetti di lei, che non la faccia controllare, che si metta nelle sue mani. Restiamo tuttavia affascinati dalla bravura degli attori, dal lavoro dello scenografo: i lunghi vestiti di seta delle donne orientali altolocate e i loro passatempi al tavolo da gioco, le carrozze di Shangai, i piccoli ristoranti. Il fascino dell’Oriente, sempre più vicino, a portata di mano, che non smette di ammaliarci.

8 gennaio 2008: "Umiliati e offesi" di F. Dostoevskij

Mi sono lasciato alle spalle il 2007 con un leggero senso di nausea per le feste. Nei primi giorni di gennaio tutti mi augurano sempre che l’anno nuovo sia migliore del precedente, ma se la zingara mi dicesse che questo 2008 sarà uguale, o meglio, vissuto con la stessa intensità e carica positiva del mio 2007, non potrei che ringraziarla, darle una lauta mancia, uscire dalla sua baracca, sorridere mentre mi avvolgo la sciarpa attorno al collo e andarmi a bere un aperitivo con gli amici. Ho riletto un libro molto bello durante queste vacanze. Devi avere quattro o cinque giorni liberi per farlo, perché non puoi perdere il filo che lega le vicende di “Umiliati e offesi”, romanzo dostoevskiano a mio avviso tra i più efficaci. C’è il principe Valkovskij, un cattivo, o meglio il cattivo della letteratura. Ci sono alcune storie, amorose e non, che però sono tutte annodate alla sua esistenza depravata e crudele. Lui le distrugge senza pietà, non curandosi nemmeno di nascondere dietro la propria formale eleganza un’attrazione bestiale per il potere, il denaro, le donne. Abiezione. Tutti gli altri personaggi, umiliati e offesi dalle pieghe della vita, quando non direttamente dallo stesso principe, si affannano per non perdere la dignità, l’unica cosa che il principe non può togliere loro. Ho riso anche, però, immaginandomi il positivo Masloboev, amico ubriacone del protagonista e simpatico chiacchierone, tra le strade di Bergamo, nella nebbia, a caccia di ingiustizie a cui porre rimedio. Mentre dopo l’ultimo grappino esce da un bar di città alta, la moglie, che lo ama molto anche se lui non la porta mai fuori, gli prepara da mangiare in un prezioso servizio di piatti che nessun ospite ha mai ammirato. Ecco, io non solo vi auguro un anno migliore del precedente, ma di incontrare più gente come Masloboev, oppure di tenervela stretta se vi è già successo. Perché c’è sempre un principe che vi può insidiare…