13.02.08: "Caos calmo"

Caos calmo è un ossimoro, un’espressione composta da due elementi semanticamente opposti. Si riferisce a tutte quelle volte in cui vorremmo fare una cosa, perché ce l’abbiamo dentro, ma poi, fuori, nel mondo dove tutto deve essere “normale”, ne facciamo un’altra: vorremmo dire un sì che ci farebbe felici, ma diciamo no per educazione e rispetto; vorremmo realizzare un desiderio che è lì, a portata di mano, ma lo rimandiamo perché non c’è tempo; vorremmo esprimere il nostro affetto, ma siamo in pubblico o c’è qualcuno che ci guarda. Oppure vorremmo piangere, perché è morta una persona, ma la disperazione non distrugge il nostro apparente equilibrio. Vi è mai capitato di essere freddi di fronte alla morte, di stupirvi di non provare emozioni mentre attorno a voi tutti piangono, e quindi di sperare di poter piangere, di sforzarsi di farlo? Nanni Moretti trasmette proprio questo interrogativo nella scena di “Caos calmo” in cui piange, verso la fine. In questo bel film, in cui è evidente che egli non ha solo il ruolo di protagonista, ma che ogni tanto ha divagato dietro la macchina da presa con Grimaldi, Moretti, coadiuvato da ottimi attori come Silvio Orlando e Isabella Ferrari, ci guida verso il tema dell’elaborazione del lutto, già peraltro trattato nella “Stanza del figlio”. Qui però muore la moglie del protagonista, che resta da solo con la figlia piccola e tutta una serie di parenti, amici e colleghi che, ci si rende conto, hanno problemi maggiori dei suoi poiché si sono imbarcati verso una quotidianità ansiosa ed estrema, lontani ormai da quella soglia dentro cui, invece, lui rientra. Vogliono parlare con lui, ma non di lui. La sofferenza del vedovo Moretti invece si sviluppa secondo un percorso tutto particolare, lungo il quale si fa spazio il motivo dell’isola. Egli si dimentica del lavoro, si piazza tutte le mattine nel parco di fronte alla scuola elementare della figlia e l’aspetta, sviluppando però un’energia centripeta (Pareyson direbbe una “intelligenza positiva”) che attrae tutti gli altri personaggi verso la sua panchina. Mentre la sua storia finisce sui giornali, tutti gli fanno visita su quest’isola-parco: cognate incinte di uomini sbagliati, colleghi di lavoro menzogneri e con mogli squilibrate, amiche, donne e ragazze attratte in modi diversi da lui, persino il direttore (Roman Polanski!) di una grande società che si sta fondendo con la sua. Nessuno sembra scomporre la sua calma, il caos che egli ha dentro trova difficilmente espressione e questo apparente freddo equilibrio rischia di trasmettersi anche alla bambina. In questo film c’è molto di Moretti anche nella scena di sesso che tanto ha fatto parlare: bella perché realistica, vera, e per questo perturbativa.

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