La nebbia volteggiava ancora, sempre più misteriosa, nascondendo il sorriso di M., la nebbia cancellava i suoi passi solitari. Sì, i suoi passi solitari.
L'allegria del locale dove M. si era fermato a bere del vino con gli amici, dopo lo spettacolo, gli aveva fatto assaporare il momento in cui l'avrebbe vista, appoggiata all'uscio del suo appartamento, i capelli legati, impaziente per la felicità di poterlo riabbracciare.
Uscito dal locale, M. si introdusse nei tentacoli della città, accese una sigaretta per calmare l'ebbrezza e la fumò nervosamente, in brevissimo tempo. Cominciò poi a correre furiosamente, la fiamma che animava il suo sangue sorresse quella corsa fino a quando non arrivò al cancello dei giardini pubblici. Lo scavalcò agilmente e prese, fra tutte, la più bella rosa che abbelliva le siepi del giardino. Sì, proprio la più bella.
La casa di Lei era ormai vicinissima e quando la scorse da lontano, si sentì un po' stanco. C'era una strana luce che proveniva da una finestra del suo appartamento. Sì, una strana luce.
M. si avvicinò con passo lento e incostante, stringendo la rosa tra le mani, sorridente. E la nebbia volteggiava misteriosa quella notte. Sì, proprio quella notte.
M. si avvicinò alla finestra. E vide tutto.
La rosa che stringeva tra le mani restò sul davanzale di quella finestra; quando la pioggia la bombardò, riducendola a un umile stelo, M. era già lontanissimo.
Avrebbe camminato a lungo quella notte, la pioggia non lo avrebbe sconfitto e nessuna luce avrebbe sciolto la nebbia, che continuava a volteggiare misteriosamente.
Estate 1994